Cinquecento anni fa il primo giro intorno al mondo
Ferdinando Magellano: l’uomo che non vide il
compimento della sua grande impresa.
di Alfredo Petralia
Il 20 settembre 2019 si è compiuto il quinto centenario della partenza della spedizione di Ferdinando Magellano, una impresa che costituì una svolta epocale per la storia dell’umanità intera.
Ferdinando Magellano, comandante portoghese al servizio della Corona spagnola di Carlo V, partì dal porto di Sanlùcar de Barrameda il 20 settembre 1519 con 5 caravelle e 235 uomini alla ricerca del passaggio ad ovest che permettesse alla Spagna di raggiungere le ‘Isole delle spezie’ (le Molucche), evitando di attraversare i possedimenti portoghesi.
Dopo quasi tre anni, l’8 settembre 1522, sopravvivendo a tempeste, ammutinamenti, malattie e persino alla morte dello stesso Magellano, una sola caravella riuscì a tornare in patria: a bordo rimanevano 18 uomini, tra i quali il giovane vicentino Antonio Pigafetta che raccontò l’avventuroso viaggio in un testo ormai fondamentale nella storia delle esplorazioni geografiche.
Dopo l’impresa di Colombo del 1492 (che segna l’inizio della storia moderna) che aveva portato alla scoperta di terre oltre l’Atlantico (l’Asia secondo il navigatore) e dopo che nel 1498 Vasco Da Gama aveva raggiunto l’India circumnavigando l’Africa, si ipotizzava l’esistenza di un passaggio verso l’Oceano Pacifico poco più a sud del Rio de la Plata, nel continente sud-americano. L’intento di Magellano era di raggiungere l’oriente viaggiando verso occidente attraverso quel passaggio, obiettivo analogo del resto, ma non riuscito, a quello di Colombo.
La spedizione fu finanziata dalla Spagna in funzione anti-portoghese per cercare da una parte una via marittima verso le Molucche spagnole evitando di circumnavigare l’Africa i cui porti occidentali erano sotto controllo portoghese, dall’altra di annettere nuovi territori alla Spagna.
Magellano troverà il passaggio a ovest, ma molto più a sud di quanto non immaginasse o sperasse. Infatti, le sue caravelle dovettero costeggiare pressoché tutta l’America australe prima di entrare nel “passaggio” che le porterà verso quello che fu battezzato “Oceano Pacifico” per differenziarlo dal tempestoso Atlantico. Quel passaggio si chiamerà “Stretto di Magellano” a sud del quale si estende l’arcipelago della Terra del Fuoco così denominato dal navigatore probabilmente in ragione dei fumi dei fuochi accesi dagli indiani Yàmana, lungo le coste del canale, nudi per scaldarsi, osservati dalle caravelle che si inoltravano nello stretto.
La navigazione nel Pacifico condurrà il navigatore fino alle Marianne e alle Filippine dove Magellano troverà la morte il 27 aprile del 1521 nel corso di una azione punitiva per sedare una ribellione degli abitanti dell’isola di Mactan contro l’autorità spagnola: del suo corpo non si è avuta più traccia.
Dopo la morte di Magellano la spedizione riprenderà la navigazione e rientrerà in Spagna il 6 settembre 1522. Una sola nave, la Victoria, raggiungerà il porto da cui erano partite in cinque: mal ridotta, imbarcando acqua, con le vele squarciate, con soli 18 uomini, stremati, dei 237 che erano partiti. Tra questi l’italiano Antonio Pigafetta.
Sarà la sua Relazione del primo viaggio intorno al mondo a documentare una impresa che produsse grandi scoperte geografiche. Il viaggio di Magellano dimostrò definitivamente: che la Terra è una sfera; che la circonferenza del pianeta è maggiore di quanto avessero mai creduto tutti i geografi; che l’America poteva essere circumnavigata al pari del continente africano; che si perdono 24 ore se si segue il cammino del Sole da oriente ad occidente. Quest’ultima osservazione fornì le basi a nuove speculazioni di interesse fisico e metafisico sulla natura del tempo e dell’eternità. Concretamente, portò a un rapido cambio di prospettive nelle conoscenze, da quelle geografiche a quelle astronomiche, nei commerci e nelle ambizioni coloniali, nelle politiche e negli equilibri mondiali: si può anche considerare uno dei fondamentali passi iniziali verso la globalizzazione, un processo lento e inarrestabile di cui oggi si vivono, nel bene e nel male, gli effetti.